Màntova Benavides (latinizz. Mantua Benavidius o Bonavitus), Marco. - Giurista (Padova 1489 - ivi 1582), prof. dal 1515 di diritto civile e dal 1572 di diritto canonico all'univ. di Padova. Dotato di larga cultura così nell'uno come nell'altro diritto, scrittore di tempra umanistica, lasciò pareri legali, monografie numerosissime su disparati argomenti soprattutto di diritto civile, commentarî al Digesto, al Codice e alle Decretali, scritti giuridici d'indole generale e metodologica. Con la sua Epitome virorum illustrium qui vel scripserunt vel iurisprudentiam docuerunt in scholis (1555) fu uno dei precursori della storia della giurisprudenza. La sua famiglia, di origine spagnola, si era trasferita a Padova da Mantova, città della quale aveva assunto il cognome. Marco studiò giurisprudenza all'Università di Padova, città dalla quale non si allontanò mai durante la sua vita. Dopo essersi addottorato, dal 1518 fino al 1564 insegnò diritto civile, canonico e penale nell'ateneo di Padova. Molte notizie sulla sua vita sono note dalla sua corrispondenza. In una lettera all'Aretino, per esempio, raccontò di aver incaricato Bartolomeo Ammannati di preparargli il monumento funebre nella Chiesa degli Eremitani. Appassionato d'arte spendeva tutti suoi guadagni nella raccolta di opere d'arte e documenti antichi. Fu inoltre attivo nell'Accademia degli Infiammati, di cui fu uno dei fondatori, ed ebbe contatti con i principali intellettuali padovani (Sperone Speroni, Bernardino Tomitano, Francesco Sansovino, Pietro Bembo, Luigi Alamanni, Benedetto Varchi, Lazzaro Bonamico, Giovanni Cornaro, ecc.). Curò fra l'altro le opere di Francesco Petrarca di cui tradusse alcune liriche del Canzoniere in lingua latina. Scrisse egli stesso delle rime petrarcheggianti in volgare e una novella, l'Heremita. Come giureconsulto acquistò grande fama: riceveva dall'Università padovana uno stipendio di 800 fiorini, di gran lunga superiore a quello degli altri colleghi, e fu consulente di papi e degli imperatori Carlo V e Ferdinando I. Una sua statua, opera dello scultore Giovanni Ferrari, fu eretta al Prato della Valle per volontà dell'elettore di Sassonia Federico Augusto. |
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